Nel numero 150 della rivista letteraria “Lettore di Provincia” (Longo editore, Ravenna) è uscito un saggio di Andrea Pagani sull’opera di Giambattista Basile.
Ecco la prima pagina del saggio:
ANDREA PAGANI
L’ARTE DELL’ATTESA, DEL RISO E DEL PIANTO:
IL MAGISTERO NARRATIVO DEL CUNTO DE LI CUNTI
La vita e la letteratura sono disseminate di malintesi.
Se non, addirittura, di veri e propri errori: fallaci luoghi comuni.
La nostra storia comincia proprio così: con uno spiacevole malinteso.
Una specie d’incresciosa ingiustizia.
La vittima è Wilkie Collins, amico e sodale di Charles Dickens, il quale, nonostante la
sua produzione fantastica sia di assoluto rilievo (ma anche quella cosiddetta mistery o po- liziesca, specie con il romanzo Pietra di luna, un prezioso appassionante feuilleton del 1868, raccontato a più voci, che ottenne uno strepitoso successo), fu destinato con gli anni a vivere all’ombra del ben più noto affabulatore (Tusitala, si sarebbe detto per Stevenson) autore del Circolo Pickwick, al punto tale che alcuni suoi meriti sono stati erroneamente attribuiti al padre di Oliver Twist e David Copperfield.
Uno in particolare. E di non poca importanza.
Per molti decenni è passato il luogo comune, anche in autorevoli scuole di scrittura creativa, che la formula «Make’em laugh, make’em cry, make’em wait», cioè «falli ridere, falli piangere, falli attendere», sia stata forgiata dal celebre Dickens, mentre la vera pa- ternità spetta all’autore di Pietra di luna, che per l’appunto mostra di essere un modello di orchestrazione dei tempi dell’attesa e della dilatazione degli eventi, un magistrale esem- pio di sviluppo di una matassa di misteri, ingarbugliata ai limiti dell’inverosimile: non a caso un insostituibile modello per tutta la successiva letteratura poliziesca.
Insomma, un riconoscimento (immeritato) non poco rilevante, se consideriamo che questa formula, capace di tenere desta l’attenzione del lettore, suona nella sua semplice epi- grammatica essenzialità (tipica, peraltro della cultura anglosassone) davvero efficace, du- ratura ed universale, valida per le opere precedenti e successive al capolavoro di Collins.
«Falli ridere, falli piangere, falli attendere».
Un enunciato così vincente da potersi applicare, come metro di riferimento, a tutte le grandi opere della storia letteraria, e non da ultimo ad un capolavoro forse un po’ trascu- rato dalla critica, ma di certo un’eccellenza del nostro patrimonio culturale: Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille di Giambattista Basile.
A ben vedere, il libro di Basile, per la prodigiosa forza linguistica, per la meravigliosa felicità inventiva e per l’astuta macchinazione strutturale, si riconduce alla perfezione alle tre massime di Collins.